Minori e i rischi della Rete

12/06/2017

Cos’è l’online grooming?

Lo sviluppo di Internet, accanto a innumerevoli possibilità e vantaggi, ci pone di fronte a nuovi rischi e sfide nella protezione dei minori, tra cui la cosiddetta cyberpedofilia. Internet viene infatti sfruttato dai pedofili come mezzo non solo per entrare in contatto con altri pedofili, appartenenti a gruppi più o meno organizzati, al fine di incrementare le proprie fantasie sessuali e/o ottenere e scambiare materiale pedopornografico, ma anche per adescare potenziali vittime minorenni. Tale fenomeno, meglio conosciuto con la denominazione inglese di online grooming, comprende una serie di comportamenti manipolatori nei confronti di un minore per indurlo a superare le proprie resistenze riguardo ad una relazione sessuale con un adulto, ad “accettare” l’abuso perpetrato nei suoi confronti e a tacere l’accaduto in seguito.

Anche se il processo di adescamento di minori in internet può variare e presentare delle specificità in ogni singolo caso, è possibile riscontrare alcune regolarità nelle tecniche utilizzate dai cyberpedofili, al punto da poter tracciare una sorta di copione operativo che si sviluppa in “fasi”.

La prima fase riguarda la ricerca e selezione della potenziale vittima che avviene generalmente nei servizi online maggiormente utilizzati dai minori, come social network, chat o giochi di ruolo. Generalmente l’attenzione viene posta sui minori che paiono più fragili e con un maggior isolamento sociale, poiché saranno più predisposti ad accettare di parlare con uno sconosciuto. Il contatto iniziale avviene solitamente con una “presentazione personale” del pedofilo che può essere più o meno veritiera e plasmata su gusti e/o abitudini del minore eventualmente deducibili dal suo profilo online. In seguito al primo contatto l’aggressore cerca di spostare la comunicazione dai canali pubblici delle chat o dei social network ad ambienti virtuali più riservati, come una stanza privata della chat o su un servizio di messaggistica istantanea.

Successivamente il groomer cerca di instaurare un legame di amicizia e confidenza con il bambino/adolescente allo scopo di conquistare la sua fiducia. Può agire in svariati modi per perseguire tale fine, mostrandosi generalmente paziente, rispettoso, premuroso e rassicurando la vittima con attenzioni e complimenti.

Nella fase di creazione della relazione l’adescatore può spingere il minore al passaggio a forme ancor più riservate di contatto e comunicazione, come l’uso del telefono cellulare. Lo scopo dell’adescatore è di diventare il “migliore amico” della vittima creando nel minore l’illusione che si tratti della persona che può capirlo più di ogni altra e che la loro relazione sia molto importante per entrambi. Per fare ciò può far leva su problematiche e fragilità tipiche di questa fase di sviluppo come rapporti conflittuali con genitori o altri adulti, ad esempio gli insegnanti, e/o insicurezze rispetto al proprio aspetto fisico. Il groomer dedica molto tempo alla costruzione di questo rapporto privilegiato con il minore, al punto che la fase di creazione della relazione si può protrarre anche per più mesi.

A questa fase segue solitamente la ricerca di informazioni rispetto a quanto il minore sia monitorato dai genitori o da altri adulti nelle sue attività online al fine di valutare il rischio di essere scoperto prima di aver portato a compimento il suo tentativo di adescamento.

Il pedofilo continua poi la sua attività persuasiva in modo che la relazione diventi sempre più esclusiva ed intima, facendo sentire il minore libero di parlare di qualsiasi argomento e problema e spingendolo a mantenere il segreto sulla loro relazione.

Il pedofilo giunge all’ultima fase di seduzione, chiamata fase sessuale, quando sente di aver raggiunto un livello di confidenza e fiducia tale da poter introdurre temi sessuali senza che la vittima possa reagire con paura e scegliere di interrompere la comunicazione. Anche tale fase può durare a lungo e il groomer può procedere in modo graduale da un approccio sessuale “allusivo” a richieste e riferimenti sempre più espliciti, come esibizioni in webcam e/o invio di contenuti pedopornografici. L’adescamento culmina con la ricerca di un incontro dal vivo al fine di poter approfittare sessualmente del minore, seguito da minacce e/o pressioni più o meno esplicite per convincerlo a mantenere il segreto su quanto accaduto e poter eventualmente protrarre nel tempo tale condotta abusante.

Raramente nell’incontro dal vivo con la vittima il pedofilo deve ricorrere a modalità coercitive o violente per giungere alla gratificazione sessuale poiché il minore è ormai completamente plagiato e consenziente a causa del lungo processo di manipolazione psicologica cui è stato esposto. Inoltre il minore tende a non rivelare quanto subito a causa del senso di colpa e/o di vergogna per aver accettato di incontrare l’adulto o perché fatica a percepirsi come vittima di un abuso sessuale essendosi mostrato “consenziente”. Tale complessa dinamica a livello psicologico contribuisce a rendere particolarmente difficoltosi la denuncia e l’intervento rispetto a questo fenomeno.


Bibliografia

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Macilotti G. (2013). La pedopornografia e l’adescamento online di minori, in Balloni A., Bisi R., Sette R., Manuale di criminologia (II). Criminalità, controllo, sicurezza, Bologna: Clueb.
O’Connell, R. (2003) A Typology of Child Cybersexploitation and Online Grooming Practices. Preston: University of Central Lancashire.
Soavi, G., & Allegro, S. (2012). L’abuso sessuale online: tra prassi di intervento consolidate e nuove sfide. Maltrattamento e Abuso all’infanzia, 3, 7-16.

Articolo a cura della Dott.ssa Serena Grumi


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