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Let me take a Selfie
01/06/2018
Il passaggio dal rullino alle macchine digitali, così come la diffusione degli smartphone, ha profondamente cambiato il nostro rapporto con la fotografia, conducendoci dall’abitudine di immortalare con un numero limitato di scatti momenti significativi da custodire e ricordare, all’immortalare di “tutto e un po’” in un gran numero di immagini, che in larga parte custodiremo solo in formato elettronico nel rullino del nostro cellulare. L’immediatezza e la semplicità con cui oggi vengono scattate e condivise immagini ha però anche favorito la diffusione di uno specifico formato fotografico:
il selfie
.
Molteplici dati ci ritraggono come
l’esercito del selfie
e confermano quanto l’abitudine di scattarsi fotografie costituisca un vero e proprio fenomeno sociale con specifiche funzioni e significati. La parola selfie è ormai di uso comune ed è presente nei principali vocabolari italiani già dal 2014:
selfie s. m. o f. inv. Autoritratto fotografico generalmente fatto con uno smartphone o una webcam e poi condiviso nei siti di relazione sociale
. [Treccani]
Il termine “selfie” viene menzionato almeno
154 milioni di volte
sui social media e ne vengono postati circa
93 milioni
ogni giorno, come stimato dall’agenzia di comunicazione internazionale Coney.
Il fenomeno è in larga parte diffuso anche tra gli adolescenti, portando i genitori e, più in generale, l’opinione pubblica ad interrogarsi su eventuali aspetti disfunzionali associati a tale pratica, al punto che un giornale satirico statunitense diffuse una falsa notizia circa l’istituzione da parte dell’American Psychiatric Association di una nuova etichetta diagnostica, la “selfitis” o dipendenza da selfie,
caratterizzata da un desiderio ossessivo compulsivo di realizzare fotografie di sé stesso per poi pubblicarle online. Per quanto riguarda l’Italia, i dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di circa 7.000 giovani tra i 13 e i 19 anni mostrano che:
mediamente un adolescente scatta tra i 3 e gli 8 selfie al giorno
Il 31% degli adolescenti si fa i selfie per ricordo, un 11% lo fa per noia e un 8,5% per ridere
Il 15,5% condivide tutti i selfie scattati tramite social network e/o WhatsApp
Circa 1 adolescente su 10 (soprattutto i maschi) fa selfie pericolosi in cui mette potenzialmente a repentaglio la propria incolumità
Alcuni studiosi collegano l’avvento e la diffusione dei selfie ad un
narcisismo collettivo
dilagante (Di Gregorio, 2017), considerato il loro scopo “auto-celebrativo”, ossia quello generare rispetto e/o emulazione in chi li guarderà. Ciò che rende un autoritratto un selfie è infatti la volontà di condividerlo e il desiderio che venga visto dagli altri. Tuttavia, anche se le ricerche mostrano una correlazione tra i due fattori, non emerge un legame causale o una stretta relazione 1 a 1: se è vero che chi è più narcisista tende a scattarsi più selfie, non è necessariamente vero che chi si fa un selfie sia narcisista.
Riva (2016) sottolinea come ricondurre tale pratica a mero narcisismo nasconderebbe il vero senso di questo fenomeno, il quale costituirebbe il segnale di un cambiamento sociale nel modo di “essere” ed “esserci”. Il selfie rappresenta per il giovane uno strumento per dar risposta all’inquietudine adolescenziale di “essere senza esserci”, dando una forma condivisibile a quello che è dentro di lui, ma non è ancora visibile agli altri. Il selfie infatti permette di proporre un aspetto specifico di sé e di essere, almeno sull’istantanea digitale,
ciò che si vuole e desidera
; dall’altro lato la sua condivisione permette di “esserci”, ossia diventare visibili alla società o, perlomeno, alle persone che ci circondano nello spazio virtuale. Inoltre il selfie racchiude
una opportunità esplorativa
per l’adolescente che, attraverso i selfie degli altri, può vedere quali sono i mondi possibili e decidere chi vuole essere e cosa vuole fare. In questo senso il selfie non costituirebbe in sé un comportamento problematico e disfunzionale, ma uno degli strumenti attraverso cui l’adolescente assolve i compiti di sviluppo legati alla costruzione della propria identità personale e sociale.
Tuttavia anche il selfie presenta una serie di
lati oscuri
, tra i quali l’annullamento della privacy in favore di una intimità condivisa. Inoltre il “corpo virtuale” una volta postato assume
una stabilità e una vita propria
rispetto quella del soggetto che rappresenta e può, di conseguenza, essere utilizzato dagli altri in modo diverso rispetto ai desideri e agli obiettivi di chi l’ha scattato. Tale dimensione risulta evidente ad esempio nel fenomeno del sexting, già trattato nei precedenti articoli, in cui il corpo nel selfie viene utilizzato per promuovere una certa immagine di sé e perseguire obiettivi di accettazione, mentre il ricevente può utilizzare tali scatti promuovendo un’immagine pubblica del soggetto diversa da quella prefissata. Un ulteriore aspetto potenzialmente negativo è invece specificatamente legato al feedback sociale generato dai propri selfie: per più della metà degli adolescenti (55%) è importante il numero di like che si ottiene sui social e il 17.5% di loro controlla il numero di mi piace, chi li mette, quando, facendo paragoni gli altri amici. Sono soprattutto le ragazze ad esser maggiormente desiderose di ricevere commenti positivi, ad essere più sensibili a quelli negativi e ad utilizzare like e commenti per valutare la propria reputazione sociale. In linea con questi dati, molteplici ricerche hanno rilevato come tra le ragazze un elevato utilizzo dei selfie e delle applicazioni per modificare foto e filtri siano maggiormente correlati ad oggettivazione sessuale, ossia la tendenza a concepire (e utilizzare) il proprio corpo come oggetto del desiderio altrui, e a maggior insoddisfazione per il proprio aspetto (McLean, Paxton, Wertheim, & Masters, 2015).
Riferimenti bibliografici
Di Gregorio, L. (2017). La società dei selfie: narcisismo e sentimento di sé nell'epoca dello smartphone. FrancoAngeli.
McLean, S. A., Paxton, S. J., Wertheim, E. H., & Masters, J. (2015). Photoshopping the selfie: Self photo editing and photo investment are associated with body dissatisfaction in adolescent girls. International Journal of Eating Disorders, 48(8), 1132-1140.
Riva, G. (2016). Selfie. Narcisismo e identità. Il mulino.
MSW
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