La violenza dilagante dietro le chat di gruppo segrete

11/09/2018

Il viaggio di wired nelle chat di telegram nel corso di una recente indagine (https://www.wired.it/internet/web/2019/01/23/telegram-chat-stupro-virtuale-minori-stalking-revenge-porn/) ha messo in luce la violenza dilagante incitata e condivisa senza filtri all’interno dei gruppi segreti dell’applicazione. Violenza che, oltre a implicare molteplici illeciti in termini di violazione della privacy, raggiunge il suo apice in veri e propri stupri virtuali.

Telegram è un’applicazione di messaggistica gratuita, semplice ed intuitiva, ideata da Pavel Durov e Nikolai Durov, che ha avuto negli ultimi mesi un vero e prorpio boom di download ed iscrizioni. L’app permette di attivare delle chat segrete che, in modo analogo a whatsapp, utilizzano la crittografia end-to-end che garantisce che solo il mittente e il destinatario possano leggere il contenuto dei messaggi. Telegram inoltre permette di attivare l’autoeliminazione di conversazioni e messaggi trascorso un tempo pre-impostato dall’utente. Una delle specificità di questa app di messaggistica, rispetto alle altre largamente utilizzate, è rappresentata dalla possibilità di creare dei gruppi, o meglio, dei super gruppi. Infatti, i gruppi di telegram possono comprendere sino a 10.000 membri e ad alcuni di questi ci si può unire liberamente, senza essere aggiunti da un proprio contatto. E sono proprio questi i gruppi in cui spesso si realizzano gli scenari più preoccupanti: ragazzini che consumano sostanze stupefacenti, cyberbullismo di gruppo nei confronti di una vittima inserita in un gruppo col solo scopo di deriderla ed insultarla, e revenge porn, ossia la condivisione pubblica di foto e video intimi di ragazze, anche minorenni, senza il loro consenso.

L’indagine di wired ha esplorato soprattutto l’ultima tipologia di gruppi: chat segrete in cui i partecipanti, con profilo spesso anonimo, condividono foto, video e dati personali di ragazzine e
donne che diventano oggetto pesanti violenze verbali e stupri immaginari. Vengono condivise sia foto ricevute personalmente che scatti rubati di ragazze per strada, screenshot di profili social e dati personali, come il numero di cellulare di ex partner di cui ci si vuole vendicare. Nonostante non esista ancora in Italia una legge specifica rispetto al revenge porn, tali condivisioni violano molteplici norme in merito di privacy, diffamazione, cyber-stalking, ma anche possesso e condivisione di materiale pedopornografico nel caso di fotografie ritraenti minorenni.

I gruppi segreti di Telegram diventano così il luogo virtuale in cui la mercificazione della donna a oggetto sessuale trova espressione senza filtri, con picchi di violenza sempre più alti sulla spinta dell’effetto branco, il quale riduce il senso di responsabilità individuale. Tale effetto è inoltre potenziato dall’anonimato e dallo scenario virtuale che, creando maggior distanza tra l’aggressore e la vittima (ma non riducendo la gravità di quanto subito da quest’ultima), riduce potenzialmente la consapevolezza della portata e delle conseguenze delle proprie azioni e parole. Telegram viene percepito come un luogo in cui tutto è lecito, in cui poter dar sfogo alle pulsioni più primitive e inaccettabili, come scrive uno stesso utente: “Telegram esiste apposta per fare tutto quello che è illegale e perverso, per dare libertà a tutti i nostri istinti […] tutto quello che altrove viene censurato qui si fa!”

Articolo a cura della Dott.ssa Serena Grumi

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